Futurismo a Milano, terza parte

Gli anni venti e l’arte meccanica

Anni venti: l’Europa è impegnata nella ricostruzione dopo le ceneri lasciate dalla Grande Guerra.
Ma nonostante i profondi cambimenti sociali (basti ricordare “l’invasione” di reduci che ripopola le città dopo gli anni della guerra e che si trova disoccupata,  alimentando, sopratutto in italia, le correnti nazionaliste che che parlano di Vittoria Mutilata, e che agognano una stagione di vittoria) ed ed economici (molte industrie del tempo avevano convertito le loro linee produttive per soddisfare l’alta richiesta di armamenti), i futuristi continuano nella loro nturale evoluzione.
Se già la sperimentazione degli anni dieci col dinamismo palstico aveva introdotto alcuni elementi “matematici” o meccanici (si pensi alle linee fugaci di Balla che interpreta a suo modo la velocita, introducendo nelle sue opere mezzi meccanici come motociclette o automobili) negli ani venti la meccanica assurge a livello idolatrico: la macchina diventa un idolo perfetto e geometrico, capace di linee rigorose e ferme.
Tutto ciò si traduce negli stupendi quadri di Depero,Balla, Prampolini e molti altri, capaci di incidere visioni meccaniche e future, manichini e automi, linee geometriche e forme astratte.

 

Gli anni trenta e l’aereo pittura

Con l’aereo pittura degli anni trenta il futurismo sconvolge la prospettiva rinascimentale: dall’aereo, nuovo modello di macchina futurista per eccellenza, il pittore osserva il mondo da altre prospettive; in picchiata sulla città, come lo splendido quadro di Tullio Crali, o in tuffo da diecimila piedi prima di aprire il paracadute (l’altro splendido quadro di Tullio Crali);
o ancora, la prospettiva semi concentrica del globo terrestre visto dall’alto, o le immagini extreterrestri e spaziali di quella che diverrà la corrente dell’idealismo cosmico.