Prometheus – La recensione (quasi)

prometheus

La Follia
Ebbene si.
Non ho resistito.
Devo esser stato mosso da una forza oscura e misteriosa, ne sono certo. Perchè dopo aver aperto il mio profilo twitter, mosso da feroci intenti, e aver sparato un po’ di insulti a casaccio a quei simpaticoni della Fox Italia, ho acchiappato una bottiglietta d’acqua, sono salito in auto e mi sono diretto a velocità folli, degne di Ritorno al Futuro, verso Ginevra:
destinazione Pathé Balexert, il cinema più vicino che potessi raggiungere coi miei potenti mezzi, alla volta di Promethus,l’ultimo film di Ridley Scott.

Ora… se anche voi, come me, avete amato la follia Alien ma aspetterete come vegetali l’uscita del film a ottobre vi avverto: non proseguite oltre, stolti, perchè per quanto questa non voglia essere una recensione  seria e professionale (fanculo ai critici) non nego che ci possa essere qualche spoiler.

Ma se per caso siete inchiodati alla sedia come Welby e non potete resistere vi darò subito ciò che state cercando:

Prometheus è un bel fottutissimo film di fantascienza, come non se ne vedevano da anni.
Avatar?  Una pernacchietta purtroppo. Devo tirar fuori The Moon (vero Matti?), o scavare sino ad Event Horizon per tirar fuori un film sci-fi degno di questo nome; tutto il resto purtroppo è fuffa. Fuffa vera. E chi meglio del buon Ridley poteva riuscirci? Diavolo aspettate un attimo: mi avvertono dalla regia che Ridley gira un film buono e una cagata mostruosa a periodi alterni. Ma chi lo stesso Ridley di Alien e Blade Runner?
Beh roba per chi va in giro col Morandini nelle mutande, quindi lasciate perdere amici, non sono il tipo.
Un’ultima considerazione, cari lettori,  prima di passare al caotico streaming di coscienza che segue qui sotto:
mi è andata di lusso, perchè se masochisticamente avevo accettato di vedere il film nell’idioma di Carla Bruni la grande sorpresa è stata quella di scoprire che il fim veniva proiettato in lingua originale, con sottotitoli in francese e tedesco. Fottuti svizzeri, son sempre un passo avanti.

La trama e i Personaggi
Ora, 48 franchi per due biglietti, e il pene mi frulla come un elicottero.
Ecco perchè, dopo esser scampato al controllo e aver sodomizzato la mia ragazza, sono rientrato in sala e mi sono iniettato la pellicola una seconda volta.
Per fortuna, perchè purtroppo non sono avvezzo a guadare film in lingua originale, e se alla prima visione mi sono lasciato andare alla meraviglia, alla seconda ho cercato di concentrarmi maggiormente sui dialoghi, cercando di fugare i dubbi che  mi erano rimasti.
Purtroppo non mi è chiaro tutto al 100% (lo so, avrei dovuto impegnarmi meglio a scuola) ma la trama del film mi è risultata abbastanza sciolta e sopratutto godibile. Ovviamente non vi farò un riassunto dettgliato della trama, quindi se volete, andatevela pure a spulciare su Wiki; qui troverete solo le mie impressioni a caldo, e che queste vi bastino!
Ma andiamo con calma, partendo dal titolo e dai quesiti che si porta dietro: Prometeo, colui che rubò il fuoco agli dei dell’Olimpo e che creò la razza umana.
Qual’e’ l’origine dell’uomo? Da dove veniamo? E sopratutto, chi ci ha creato?
Sono queste le domande su cui si basa la sceneggiatura del buon Damon Lindelof che ha concepito, insieme a Ridley Scott, una pellicola che non fosse un semplice prequel di Alien ma che si ponesse in parte come un film differente, in un ecosistema quasi parallelo a quello originale del 79, con alcuni e doverosi punti in comune ma con uno svolgimento per fortuna dissimile.
Già dalla grandiosa scena d’apertura in cui ci viene svelata l’origine della vita sulla Terra capiamo di non essere di fronte ad un Alien 5 e di questo, per fortuna, ringraziamo; seguire il classico canovaccio dell’alieno mangia uomini sarebbe stato sin troppo facile e adottare le stesse, claustrofobiche e ripetute atmosfere avrebbe decretato, ne sono sicuro, il fallimento immediato del film.
Certo, in Prometheus tutto è omaggio, non solo di Alien, ma anche del repertorio cinematografico fantascientifico passato (e lo zampino di Lindelof si vede).
Il primo quarto d’ora con il replicante David a fare da padrone, interpretato da un Fassbender in stato di grazia a cui va, ve lo dico subito, la parte di mattatore del film, è un’evidente citazione al genere sci fi ed è, lasciatevelo dire, da sturbo.

Un pò di 2001 Odissea nello Spazio, un pò di The Moon (ve l’ho detto), ma anche un pò di Blade Runner: il tema dell’atto della creazione e delle domande di cui sopra è centrale in Prometheus, e se i due archeologi protagonisti sono alla ricerca delle risposte su chi siano gli alieni creatori della razza umana, ho apprezzato moltissimo la digressione sulla vita artificiale;
David l’automa è a stretto contatto con i propri creatori e nonostante il suo comportamento possa apparire e sembrare umano in tutto e per tutto, mostrando gelosia e arroganza,  i suoi scopi e le sue azioni sono fredde, distaccate, inquietanti e sopratutto consapevoli.

Tornando in tema citazioni in Prometheus c’e’ anche un bel pò di Alien e questo è innegabile: la parte principale del film, con l’equipaggio che atterra  sulla remota luna LV-223 dopo due anni di viaggio nello spazio, ed inizia ad esplorare la misteriosa struttura aliena, non può che ricordare la crew della Nostromo che si avventura all’interno dell’immenso relitto extraterrestre all’inizio del primo film della saga.
Ridley per fortuna non è stupido e non copia da se stesso, ma cita, riprende, migliora e ci offre il tutto con uno sguardo diverso. L’effetto finale è quello di tenere lo spettatore incollato alla sedia per tutta la parte principale della pellicola:
l’esplorazione della struttura aliena, la scoperta dell’alcova con l’imponente viso umano e gli sterminati vasi contenenti la materia oscura è eccezionale,  riuscendo a incuriosire e meravigliare.
A cosa diavolo servono le urne e cosa c’e’ dentro? Che rappresenta l’enorme volto umanoide? E perchè l’extraterresetre all’inizio del film ingurgita la materia nera da un’ampolla, creando così, in modo fortuito e forse voluto, la vita sul pianeta Terra?

Insomma la prima metà della mela, per quanto mi riguarda, è robusta e ben scritta, tiene alto l’interesse e alza pian piano il ritmo della vicenda, che non è quello classico di un qualsiasi film odierno americano, ma risulta più posato e riflessivo, dando spazio a dialoghi e a scene di carattere “esplicativo”.
Passando ai personaggi: ebbene, non immaginatevi chissà quale approfondimento psicologico dato che anche qui, come in Alien, i characters sono abbastanza definiti.
Elizabeth (sembra che Noomi Rapace sia affezzionata a questo nome)  per fortuna ha poco a che spartire con Ripley, archeologa credente e innamorata di lui, il belloccio ateo e maledetto. Noomi ci regala comunque un’interpretazione credibile e degna di questo di nome, e regge il film alla grande.
Di Fassbender ne abbiamo già detto, memorabile l’interepretazione da decapitato!
E gli altri?
Beh, a ben pensare non si può certo dire che il ruolo di Charlize Theron sia stato fondamentale.
Anzi, la parte è abbastanza marginale  rispetto a quelle che forse erano le aspettative iniziali rispetto all’importanza del personaggio, sopratutto in virtù del trailer. Robot si? Robot no? Nasconde forse un misterioso mistero dietro l’espressione impassibile e sexy? A voi l’onere della scoperta.
Idris Elba invece vale poche parole: è il classico capitano rude il cui personaggio è tagliato con l’accetta, parolacce, sigarillo e bicchierino di scoth. Che si vuole di più?

Questo per dire che i personaggi funzionano, e funzionano bene in virtù della trama, comprimari compresi: il già citato Charlie interpretato da Logan Marshall-Green, che regala una fine abbastanza sofferta e degna di nota (e vai!) , il geologo Fifield e il botanico Milburn (che riprenderemo più avanti) e Guy Pearce, nei panni invecchiatissimi di un quasi immortale Peter Weyland, capo dell’omonima compagnia Weyland Corporation e finanziatore della spedizione Prometheus. Diavolo, non c’era mica da aspettarsi un approfondimento manzoniano!

Trama esente da difetti dunque?
Assolutamente no direi, tutt’altro, dato che di cazzate ce ne sono:
posso citarvi il classico trucco della tempesta in arrivo, con le due vittime sacrificali  già designate che rimangono all’interno del sito alieno (che cazzo, ricordatemi di guardare le previsioni del tempo prima di esplorare un tempio alieno)
O raccontarvi di David, che apre porte sigillate extraterrestri come se nulla fosse.
O spiegarvi della tuta spaziale di Elizabeth che durante il concitato finale  è carente d’ossigeno  ma che qualche momento dopo si è completamente ricaricata.
O della stessa Elizabeth, che dopo una delle fottutissime scene migliori del film si mostra un pò troppo atletica.
O dell’arrivo di Peter Weyland, telefonatissimo, l’aveva capito anche mio nonno che il vecchietto era in stasi sull’astronave.
O ancora,  (e ve lo dico, mi sono rotto il cazzo di scrivere “o”) i due già citati Fifield e Milburn  che all’apparire di un simpatico vermone albino che sbuca dall’organica materia nera anzichè fuggire a gambe levate soccombono miseramente come due idioti.

In modo spettacolare però.
Perchè se in Alien all’ultimo momento lo stacco di telecamera era evidente qui Ridley Scott va sino in fondo, regalandoci momenti davvero esaltanti e molto ma molto gore:
il vermone non sbava addosso come Alien , ma rombe braccia e ti entra nel fottuto esofago senza chiedere il permesso…
La scena del taglio cesareo di Elizabeth poi è un maledetto  capolavoro , mentre  il massacro perpetuato ai danni dell’equipaggio dal geologo impazzito ti fa sentire lo schiocco delle ossa in tempo reale;
Prometheus non è horror come lo è stato Alien, ha un impostazione filmica più classica,  ma quando è il momento di picchiare e far sgorgare sangue ci va giù pesante e come dio comanda!

In ogni caso, tornando alla trama, dalla metà in poi il film accelera, prendendo dunque una piega più movimentata e  splatter, conducendoci verso l’imponente finale dall’epilogo aperto: tutto va a puttane insomma e il templio si scopre essere un astronave con un carico di materia oscura sufficiente ad annichilire il resto dell’universo.
Per i pochi sparuti membri della spedizione finisce davvero male,  e solo l’intervento in extremis del restante equipaggio della Prometheus impedirà alla nave aliena di lasciare la luna LV-223, in una scena catastrofica finale da pelle d’oca. Elizabeth unica sopravvissuta riuscirà insieme al replicante…beh che cazzo, aspettate ottobre, non vi pare? (Che goduria rovinarvi il finale!)

Epilogo aperto, dicevamo,  ma non troppo.
Già perchè vi avviso, purtroppo Prometheus non spiega tutto come dovrebbe, e molti quesiti rimangono aperti, anche se è possibile  farsi un idea chiara sul perchè e il percome degli Space Jockey, sullo scopo dei vasi misteriosi e  sopratutto sull’origine di Alien.
Già perchè negli ultimi tre minuti assistiamo finalmente  alla genesi dello xenomorpho più terrificante dell’universo. E che cazzo!
Alcune cose rimangono insolute dunque, ma forse, a esser sinceri, non è meglio così?

La visione
Eccezionale.
Se Ridley fu uno dei punti di rottura del cinema di fantascienza, passando dal bianco candido di Odissea nello Spazio all’annichilimento scuro e claustrofobico di Alien, qui non è da meno, offrendoci in Prometheus una messa in scena credibile (e incredibile), meravigliosa e tale da creare un “sense of  Wonder” che accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine.
Se Alien era del nero più buio e del blu più profondo in Prometheus domina il grigio, un grigio alieno, inquietante, ma luminoso;
la fotografia del film mostra e non nasconde e questo è un grandissimo pregio del film, permettendoci di gustare tutti i dettagli che ci vengono mostrati sullo schermo.

Dal punto di vista  del 3d ne è stato fatto un utilizzo consapevole e sapiente; la tecnologia utilizzata aggiunge una profondità pazzesca e mai disturbante ed è inutle dirlo ma Avatar è solo un ricordo: la scena della mappa stellare attivata da David con i glifi che ruotano a tutto schermo vale da sola il prezzo del biglietto.
Gli effetti speciali sono dunque ottimi, più che realistici, mentre il design e i concept della navi, dell’equipaggiamento e dei mezzi della crew di Prometheus sono fighi, anche se non aspettatevi spiegazioni su come mai il livello tecnologico umano sia così avanzato rispetto ad Alien. Roba da nerd insomma (capito Matti?).
Per quanto riguarda la concezione artistica degli alieni e dell’archeologia aliena beh, siamo all’apoteosi;
per citare una recensione letta ieri notte al rientro in Italia, quando ero ancora in fibrillazione post film,  c’e’ più Giger in  Prometheus che in tutti gli altri film di Alien messi assieme.
E questo basta avanza.

Conclusione.
Prometheus non è un film perfetto.
L’avrete capito voi stessi se siete stati così idioti da leggervi tutto sto papiro. Anzi, rilancio: per molti di voi sarà una cagata immonda.
La trama ha qualche svarione, e sopratutto non fuga tutti i dubbi presentati durante lo svolgimento del film.
Diverse cazzate poi, ci sono, anche se siamo sotto al livello medio di minchiate che ci viene propinato durante uno dei qualsiasi cine-entertainment odierni che è possibile spararsi al cinema.
Ora, se dovessi piazzare un paio di banconote scommetterei sicuramente sul fatto che il canovaccio sarà sicuramente oggetto di critiche feroci:  già me li immagino tutti i recensori salire in cattedra a decostruire la sceneggiatura di Prometheus, pezzettino per pezzettino, pronti a sbudellare Ridley Scott perchè “come Alien non ce n’e’ ” e “come cazzo si è permesso solo di poter pensare di rifare un film del genere“… ma se volete la mia opinione, beh, chi se ne fotte.

Il cinema non è letteratura. Il cinema è intrattenimento. Se una trama fa schifo ma è funzionale al film allora non vedo perchè il film stesso non possa funzionare, sopratutto se lo spettacolo, nel suo complesso, è valido. E questo vale anche per quei film dove NON bisogna per forza spegnere il cervello, già sapendo di vedere comunque una minchiata divertente.
E dato che il cinema è divertimento allora posso dirvi che mi sono davvero divertito,  e che mi piacciono da matti i film di fantascienza.
E Prometheus è un bel fottutissimo film di fantascienza. Come non se ne vedevano da anni.
AUGH