Vasilij Vasil’evi? Kandinskij

amebe

Lo ammetto, ero molto prevenuto prima di fare visita alla mostra dell’artista russo:
non ho mai amato particolarmente la pittura astratta.
Vuoi perchè di difficile interpretazione, vuoi perchè, nonostante i manifesti teorici e gli studi compositivi a supporto dell’opera, quest’ultima mi ha sempre lasciato con uno strano senso di vuoto.
Una sorta di “Tutto qui?”, anche di fronte ad opere di notevole importanza.

Eppure già con Pollock e gli Irascibili (e, per inciso, una delle poche cose che amo della fottuta Milano sono le personali che fanno a Palazzo Reale) qualcosa in questo modo di pensare si era incrinato.
E’ vero, la pittura quasi decorativa dell’artista americano potrà anche non piacere, ma l’energia e la forza del movimento di Pollock mi lasciato di stucco; vederne la testimonianza attraverso gli occhi di Hans Namuth, che ne ha filmato il lavoro mi ha fatto esclamare: “Tutto qui un cazzo!”
(A riguardo date un’occhiata al documentari0, cliccando QUI)

Ma Kandisky proprio non mi convinceva. E non mi sono ricreduto neanche di fronte ai primi, noiosissimi, sebbene di storica importanza, quadri astratti.
Parlo di opere come Quadro con macchia rossa e in generale, di tutti quei quadri appartenenti alla serie ‘Improvvisazioni’, dove la composizione e i colori sono caotici, non hanno criterio, lasciano troppo all’immaginazione del fruitore.
Nel grigio, e tutti gli studi senza titolo dipinti ad acquerello misto a inchiostro sono affascinanti, ma caotici e stratificati, troppo informi, richiedendo allo spettatore un’enorme sforzo cognitivo che non ho apprezzato.

Ma poi si passa al periodo del Bauhaus, e le linee si fanno geometriche, le composizioni analitiche, i colori (di cui già aveva teorizzato nello Lo spirituale nell’arte) più mirati.
Arte e design, ottant’anni prima che qualche finocchio contemporaneo con le spadrillos ne blaterasse l’esistenza.

La serie dei Piccoli Mondi:

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Su Bianco II:

Su-Bianco-II-Vassily-Kandinsky

Giallo-Rosso-Blu:

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…sono semplicemente meravigliosi.
E già basterebbe per inchinarmi di fronte alla genialità del padre dell’astrattistmo, pronto all’estrema penitenza.

Non avevo visto il periodo francese.
Quello delle amebe, per intenderci, dei micromondi, dove all’estrema rigidità delle linee architetturale viene abbinata la merviglia di danzanti forme biomorfiche:

kan_Entassement réglé1938 composizioneIX

I colori si fanno più tenui, le forme più morbide, le composizioni sempre posate.
Un vero maestro. Andatelo a vedere. E poi ringraziatemi.