Only God Forgives

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Ho amato alla follia Drive.
Ricordo ancora quando trascinai alla visione del suddetto il mio caro amico Matti, scettico come al solito, e la discussione sulla possibile bontà del film dopo lo spettacolo, sui panettoni di cemento all’ingresso dal cinema:
“Film dell’anno!” esclamai.
“Naah non mi ha convinto”,  Matti, titubante come sempre.
Eppure il giorno dopo eravamo d’accordo: un film “della madonna”, uno di quello che ti colpiscono allo stomaco con violenza inaudita, uno di quelli che non si scordano.
E così, ogni volta che ci capitava di vedere qualche pellicola assieme, e che immancabilmente i discorsi fra me e il Fratus finivano a parlare di cinema, alla domanda: “Ok ma il film dell’anno qual’e’?” la risposta non era che una sola: Drive.

Quindi capirete il mio stupore nello scoprire che Nicolas Winding Refn avrebbe girato un nuovo film con  Ryan Gosling: non stavo più nella pelle.
Ancor meno dopo aver visto il trailer che lasciava trasparire tutta la forza visiva di cui è capace il regista danese, con una colonna sonora da sturbo e il solito inquietante volto del biondino inespressivo.
Ora, se proprio volete sapere, così su due piedi, se vi consiglio la visione di Only God Forgives, ebbene, la risposta è no.
No, poichè ci rimmarete molto ma molto male.
E questo perchè,  come me, siete andati a vedere il film con l’inconsapevole desiderio di vedere un Drive bis, con la sua elettronica Los Angeles notturna, e lo scorpione dorato sul giubbotto di Gosling, romantico e schizofrenico cavaliere solitario.

Only God Forgives è tutt’altro film: certo come tutti i lavori di Refn l’efferata ed improvvisa violenza, i silenzi lenti e profondi e la solitudine dei personaggi che vivono sullo schermo, sono tutti temi portanti.
Ma se Drive era comunque la storia di un successo, una patinata e malsana storia dal buon epilogo, OFG non lascia scampo allo spettatore:
il personaggio di Gosling, sempre più bravo, è una mera marionetta alla mercè del vero protagonista del film, un crudele Dio (Chang) che elargisce giudizio e sentenza implacabilmente.

La trama dunque, un regolarsi di conti fra una famiglia americana e Chang, altri non è che un mero pretesto per affinare le tematiche del cinema personalissimo di Refn, un percorso iniziato con Pusher (bel film) e che in Only God Forgives trova forse il suo apice, in una pellicola che forse è più vicino ad un opera del cinema orientale che ad un prodotto di Hollywood come lo era, per quanto particolare, Drive.

Un film fatto di vuoti, più che di silenzi: i vuoti delle stanze nel cui buio si annidano le paure di Julian (Ryan Gosling), i vuoti di una Bangkok fredda e spietata, i vuoti dei personaggi che tanto si odiano e che sono quasi incapaci di comunicare.

In sintesi Only God Forgives è un film difficilissimo, violento, con una grande fotografia (ho adorato la profondità di campo di questa pellicola), un film che ti strappa le budella e che non ha alcun riserbo per lo spettatore.
Ecco dunque perchè non vi consiglio di vederlo: perchè vi considero dei completi idioti.

Se non lo siete dunque, recuperatene subito una copia.